La scintilla che scatena l’incendio della passione alla vita. A scuola o in qualsiasi tipo di esperienza che ci ha coinvolto, questa scintilla è scatenata da un maestro, una figura di riferimento che ci ha introdotto e lasciato dentro l’amore per la passione. Viviamo un periodo in cui l’educazione sembra essere una mera somma di dati e di informazioni da assimilare una dietro l’altra. E’ possibile accendere così quella meravigliosa fiamma durante un’ ora di lezione?
Massimo Recalcati nel suo libro “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento” sostiene che “un’ora di lezione può imprimere al destino un’altra direzione, può favorire l’incontro con l’inatteso, la meraviglia, l’inedito”. E’ la personalità, l’aurea, il comportamento degli insegnanti che ci hanno cambiato la vita e fatto scoprire quel serendipico incontro con la nostra strada; può essere la coinvolgente lettura di un capitolo dei Promessi Sposi, o le telefonate simulate in classe tra insegnante di matematica ed alunno che fingendo di essere amici, dialogano su un problema da risolvere (esperienza personale).
Daniel Pennac nel suo “Diario di scuola” scrive: «Gli insegnanti che mi hanno salvato non si sono preoccupati delle origini della mia infermità scolastica. Non hanno perso tempo a cercarne le cause e a farmi la predica. Erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. Hanno capito che occorreva agire tempestivamente. Si sono buttati. Non ce l’hanno fatta. Si sono buttati di nuovo, giorno dopo giorno, ancora e ancora… Alla fine mi hanno tirato fuori. E molti altri con me».
E’ proprio così. Educare significa sbattere la testa contro un muro, una barriera fatta di insicurezze e paure, ma che inevitabilmente persistendo si scioglie, e libera e ha liberato le doti di tanti, che come Pennac hanno trovato la loro strada, e a volte hanno cambiato il mondo in cui viviamo.
Come dice ancora Massimo Recalcati “Uno dei problemi della scuola di oggi è che gli insegnanti sono oppressi per la maggior parte del tempo da mansioni che esulano completamente dall’attività didattica.” Serve, come Giuseppe di Fazio argomenta nel suo articolo “L’ora di lezione che infiamma la vita”, da cui è ispirato questo testo, che “si lasci ai professori la libertà di tenere l’ora di lezione, senza essere sopraffatti da riunioni di consigli vari, da progetti da presentare, da una burocrazia inutile che finisce per ridurre la scuola a un normale ufficio pubblico.”
Dare ai buoni maestri l’opportunità di spronare il sentimento e comunicare il ‘sapere ricevuto da un Altro’ mantenuto vivo in sé, perché l’educazione deve stimolare non solo l’immaginazione ma anche saper mettere in gioco la ragione.
E’ anche per questo che è nata l’esperienza della non-scuola, scevra da ingerenze burocratiche, di programma e quant’altro: dalla consapevolezza di Silvia di riattivare la passione di quei ragazzi senza pelle inascoltati e che cercano la loro strada, e dall’ esigenza di far ardere questa fiamma, tutti i nostri docenti stanno avendo l’opportunità di poter vivere con i nostri ragazzi non l’ora, ma la scuola che infiamma la vita!
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